E’ stato pubblicato il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) sulla qualità dell’aria in Europa, «Air quality in Europe — 2020 report».

I rapporti annuali dell’EEA, organismo dell’UE che fornisce informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente, presentano valutazioni delle emissioni e delle concentrazioni di inquinanti atmosferici in Europa, e dei relativi impatti sulla salute e sull’ambiente.

Il Report 2020 oltre a contenere informazioni aggiornate per il 2018 e una rassegna delle tendenze dei valori per il decennio 2009-2018, per la prima volta utilizza dati “non convalidati” ai fini di una valutazione preliminare dell’aria ambiente per il 2019 e dell’effetto delle misure di lockdown conseguenti alla pandemia da COVID-19 sulle concentrazioni di inquinanti atmosferici.

L’analisi si basa sui dati della qualità dell’aria forniti da oltre 4.000 stazioni di monitoraggio e riguarda sia i 28 Paesi dell’Unione Europea sia i 41 Paesi del continente europeo.

In generale dal rapporto dell’EEA emerge che le politiche dell’UE, nazionali e locali e le riduzioni delle emissioni in settori chiave hanno migliorato la qualità dell’aria in tutta Europa. E la migliore qualità dell’aria ha portato, nell’ultimo decennio, a una significativa riduzione dei decessi prematuri in Europa. Tuttavia, i più recenti dati ufficiali dell’agenzia indicano anche che la quasi totalità degli europei ancora risente delle conseguenze dell’inquinamento atmosferico, che causa circa 400 000 decessi prematuri in tutto il continente.

Dal rapporto emerge come, ancora nel 2018, accanto a paesi virtuosi (Estonia, Finlandia, Irlanda e Islanda) che hanno presentato concentrazioni di particolato fine inferiori non solo ai valori imposti dall’UE nella direttiva 2008/50/CE ma anche ai valori guida più restrittivi dell’Oms, vi sono stati sei paesi, tra cui l’Italia che ancora una volta non hanno rispettato i limiti imposti dalla normativa europea.

Secondo il rapporto dell’EEA le politiche dell’UE, nazionali e locali e le riduzioni delle emissioni in settori chiave hanno migliorato la qualità dell’aria in tutta Europa. Dal 2000 le emissioni dei principali inquinanti atmosferici, compresi gli ossidi di azoto (NOx), provenienti dai trasporti, sono diminuite in misura significativa, malgrado la crescente domanda di mobilità e il conseguente aumento delle emissioni di gas a effetto serra del settore. Anche le emissioni inquinanti determinate dall’approvvigionamento energetico hanno evidenziato un marcato calo, mentre i progressi nella diminuzione delle emissioni derivanti da edilizia e agricoltura sono stati lenti.

Ma nonostante questi miglioramenti nella qualità dell’aria, secondo l’EEA nel 2018 l’esposizione al particolato fine ha causato circa 417.000 decessi prematuri in 41 paesi europei, circa 379.000 di tali decessi si sono verificati nell’UE-28 e, nella sola Italia, i decessi prematuri per il PM2.5 sono stati 52.300. Il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) invece hanno causato rispettivamente 54.000 e 19.000 morti premature, e nella sola in Italia si parla rispettivamente di 10.400 e 3.000 morti. (I tre dati costituiscono stime distinte e non vanno sommati per evitare un doppio conteggio).

Tuttavia, da un confronto con gli anni precedenti emerge che, grazie alla migliore qualità dell’aria, nel 2018 i decessi prematuri provocati dall’inquinamento da particolato fine sono stati circa 60.000 in meno rispetto al 2009. Per quanto riguarda il biossido di azoto, la riduzione è ancora maggiore: nell’ultimo decennio i decessi prematuri sono diminuiti di circa il 54%. E questo dato importantissimo indica che il proseguimento dell’attuazione delle politiche ambientali e climatiche in tutta Europa è fattore fondamentale alla base dei miglioramenti.

«I dati dell’EEA dimostrano che investire in una migliore qualità dell’aria rappresenta un vantaggio in termini di salute e produttività per tutti gli europei. Politiche e azioni coerenti con l’obiettivo europeo di azzerare l’inquinamento permettono di vivere più a lungo e in migliori condizioni di salute, oltre a rendere le società più resilienti», ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA. «È buona notizia che la qualità dell’aria stia migliorando grazie alle politiche ambientali e climatiche che abbiamo attuato. Ma non possiamo ignorare il dato negativo: il numero di decessi prematuri in Europa dovuti all’inquinamento atmosferico è ancora troppo elevato. Con il Green Deal europeo ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di ridurre a zero tutti i tipi di inquinamento. Se vogliamo riuscirci e tutelare sotto tutti gli aspetti la salute delle persone e l’ambiente, dobbiamo ulteriormente ridurre l’inquinamento atmosferico e conformare le nostre norme di qualità dell’aria alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Esamineremo questo aspetto nel nostro prossimo piano d’azione», ha sottolineato il commissario Sinkevičius.

Permane infatti un divario tra i limiti legali per la qualità dell’aria dell’UE e gli orientamenti dell’Oms, questione questa che la Commissione Europea ha dichiarato di voler affrontare nell’ambito del piano d’azione per l’inquinamento zero, che rientra nel quadro del Green Deal Europeo, con una revisione delle norme dell’UE in senso più restrittivo sui limiti ammessi.

Qualità dell’aria e COVID-19

Ne rapporto l’EEA si sofferma anche sui collegamenti tra la pandemia di COVID-19 e qualità dell’aria. Un esame più dettagliato dei dati provvisori dell’EEA per il 2020 e i modelli di supporto elaborati dal servizio di monitoraggio atmosferico di Copernicus (CAMS) confermano valutazioni che indicano una riduzione fino al 60 % di alcuni inquinanti atmosferici in molti di quei paesi europei in cui sono state attuate misure di confinamento nella primavera del 2020. L’EEA sottolinea di non disporre ancora di stime su potenziali effetti positivi per la salute associati alla migliore qualità dell’aria durante il 2020.

La relazione rileva altresì che l’esposizione di lungo periodo agli inquinanti atmosferici causa malattie cardiovascolari e respiratorie, individuate come fattori di rischio di decesso nei pazienti con COVID-19. Tuttavia secondo l’EEA il nesso di causalità tra l’inquinamento atmosferico e la gravità delle infezioni da COVID-19 non è ancora chiaro e sono necessarie ulteriori ricerche epidemiologiche.

A cura della redazione di Ancler