Il nuovo rapporto sullo stato del clima ha confermato che il 2019 è stato tra i tre anni più caldi mai registrati dalla metà del 1800.
Il rapporto ha rilevato che i principali indicatori del cambiamento climatico hanno continuato a mostrare tendenze coerenti con il riscaldamento del pianeta.
Diversi indicatori come il livello del mare e le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno battuto ancora una volta i record stabiliti solo un anno prima.
Questi ed altri risultati chiave sono disponibili nello “State of the Climate in 2019“, rapporto pubblicato dalla American Meteorological Society (AMS).
La trentesima edizione annuale del rapporto, per il quale il “NOAA National Centers for Environmental Information” funge da caporedattore, si basa sui contributi di oltre 520 scienziati provenienti da oltre 60 paesi in tutto il mondo e riflette decine di migliaia di misurazioni da più set di dati indipendenti.
Fornisce un aggiornamento dettagliato sugli indicatori climatici globali, eventi meteorologici importanti e altri dati raccolti da stazioni e strumenti di monitoraggio ambientale situati su terra, acqua, ghiaccio e nello spazio.
Gli indicatori climatici del rapporto mostrano modelli, cambiamenti e tendenze del sistema climatico globale.
Esempi di indicatori includono vari tipi di gas a effetto serra; temperature nell’atmosfera, nell’oceano e nella terra; livello del mare; salinità dell’oceano; estensione del ghiaccio marino e copertura nevosa.
Aspetti salienti del rapporto sullo stato del clima
I punti salienti del rapporto, danno in sintesi queste indicazioni, mostrando un pianeta in fase di riscaldamento:
• I gas serra sono stati i più alti mai registrati.
Le principali concentrazioni di gas serra, tra cui anidride carbonica (CO2), metano e biossido di azoto, nel 2019 sono salite per l’ennesima volta a nuovi valori da record. La concentrazione atmosferica media annuale globale di CO2 nel 2019 è stata di 409,8 parti per milione (ppm), con un aumento di 2,5 ppm rispetto al 2018. Questo è il livello più alto mai registrato, sia rispetto ai moderni valori da record misurati negli ultimi 61 anni, sia rispetto a quelli misurati attraverso le analisi del nucleo di ghiaccio e risalenti a 800.000 anni fa.
• Le temperature della superficie globale sono state quasi da primato.
Le temperature annuali della superficie globale terrestre sono state, a seconda del set di dati utilizzato, tra i 0,44 e i 0,56°C sopra la media del periodo 1981-2010. Questo aumento pone il 2019 tra i tre anni più caldi da quando sono iniziate le registrazioni, tra la metà e la fine del 1800.
I sei anni più caldi mai registrati si sono verificati tutti negli ultimi sei anni, a partire dal 2014.
Dal 1980 ogni decennio è stato più caldo di quello precedente, con l’ultimo (2010-2019) di circa 0,2°C più caldo del decennio precedente (2000-2009).
• Le temperature atmosferiche sono state da record o quasi.
Nella troposfera inferiore, la regione dell’atmosfera appena sopra la superficie terrestre, la temperatura media globale annua è stata la terza più alta mai registrata.
Nell’atmosfera superiore, la stratosfera, le temperature medie sono state le più alte in assoluto mai registrate dal 1979, anno in cui sono iniziate le registrazioni satellitari.
• Le temperature della superficie del mare erano quasi da record.
La temperatura media globale della superficie del mare nel 2019 è stata la seconda più alta mai registrata, superata solo nel 2016, l’anno record di El Niño.
• Il contenuto di calore globale dell’oceano superiore ha raggiunto livelli massimi.
L’oceano assorbe oltre il 90% del calore in eccesso derivante dal riscaldamento della Terra.
A livello globale, il contenuto di calore dell’oceano superiore nel 2019 ha raggiunto livelli record. Questo livello di calore riflette il continuo accumulo di energia termica nei 700 metri più alti dell’oceano. Anche nello strato più profondo sottostante, dai 700 a 2000 metri di profondità, il contenuto di calore dell’oceano nel 2019 ha toccato livelli massimi.
• Il livello del mare globale è stato il più alto mai registrato.
Per l’ottavo anno consecutivo, a livello globale il livello medio del mare è salito a un nuovo record ed è stato di circa 87,6 mm superiore alla media del 1993, l’anno che segna l’inizio dei record misurati dall’altimetro satellitare.
Questo incremento rappresenta un aumento di 6,1 mm rispetto al 2018. Il livello globale del mare sta aumentando a una velocità media di 32 mm per decennio.
La tendenza all’aumento del livello medio globale del mare si spiega con lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali, insieme al riscaldamento degli oceani.
• Gli oceani hanno assorbito una quantità record di anidride carbonica e i livelli di pH continuano a diminuire.
L’oceano ha assorbito circa 2,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in più rispetto a quanto ha rilasciato nel 2019. Si tratta di una quantità record e di un aumento di 0,2 petagrammi dal 2018, proseguio di una tendenza cominciata all’inizio del ventunesimo secolo.
Come conseguenza dell’aumento dell’anidride carbonica oceanica, il pH dell’oceano superficiale è diminuito, o è diventato più acido, di 0,018 ± 0,004 unità per decennio nella maggior parte degli oceani dal periodo preindustriale, in particolare nelle acque più fredde.
I principali eventi climatici regionali verificatisi nel 2019.
Il rapporto documenta anche i principali eventi regionali legati al clima
• L’Artico ha continuato a riscaldarsi: estensione del ghiaccio marino quasi ai minimi storici.
La temperatura media annuale dell’aria superficiale per le aree terrestri artiche è stata la seconda più alta nell’arco di 120 anni, dopo solo il 2016, a 1,7°C sopra la media del periodo 1981-2010.
A marzo, quando il ghiaccio marino artico ha raggiunto la sua estensione massima annuale, il nuovo ghiaccio sottile al primo anno costituiva circa il 77% di tutto il ghiaccio, valore che negli anni ’80 era al 55%.
Poiché il ghiaccio più sottile e più giovane è più vulnerabile allo scioglimento in estate, questo cambiamento nell’era glaciale del mare ha contribuito alla tendenza alla estensione minima del ghiaccio.
L’estensione minima del ghiaccio marino, raggiunta il 18 settembre, è stata pari a quella del 2007 e del 2016, record satellitari registrati in 41 anni.
L’estensione del ghiaccio marino a settembre attraverso l’Oceano Artico sta ora diminuendo a un tasso del -12,9% per decennio.
Nel Mare di Bering, l’aumento delle temperature oceaniche e la riduzione del ghiaccio marino, che è stato di gran lunga il più basso mai registrato per il secondo inverno consecutivo, stanno portando a cambiamenti nella distribuzione del pesce in alcune delle attività di pesca più preziose al mondo.
• L’Antartide, con un caldo quasi da record, registrare una tendenza alla riduzione della sua estensione di ghiaccio marino.
In Antartide, il 2019 è stato il secondo anno più caldo per il continente. La riduzione dell’estensione del ghiaccio marino antartico al di sotto della media, iniziata nel settembre 2016, è continuata per tutto il 2019.
L’estensione netta del ghiaccio marino è stata inferiore alla media 1981-2010 per tutti i giorni dell’anno, e gennaio e giugno hanno stabilito un nuovo record negativo di estensione media mensile del ghiaccio marino.
La calotta glaciale antartica ha continuato a perdere massa, con i più alti tassi di perdita che si sono mai verificati nell’Antartide occidentale e nella terra di Wilkes, nell’Antartide orientale.
• I cicloni tropicali nel complesso sono stati ben al di sopra della media.
Nel 2019 ci sono state 96 tempeste tropicali durante le stagioni delle tempeste dell’emisfero settentrionale e meridionale, valore ben al di sopra della media del periodo 1981-2010, pari a 82.
Cinque cicloni tropicali hanno raggiunto l’intensità di categoria 5 della scala Saffir-Simpson. Nel bacino del Nord Atlantico, l’uragano Dorian ha causato una devastazione tremenda e senza precedenti, con oltre 200 vittime e provocando danni per un totale di 3,4 miliardi di dollari alle Bahamas.
I cicloni tropicali Idai e Kenneth hanno gravemente colpito l’Africa sud-orientale rispettivamente a marzo e aprile. Idai ha provocato danni economici totali per almeno 2,2 miliardi di dollari, e la tempesta più costosa mai registrata per il bacino dell’Oceano Indiano meridionale, è stata anche la più mortale con oltre 1.200 vittime in Mozambico, Zimbabwe, Malawi e Madagascar.
• Il dipolo dell’Oceano Indiano ha influenzato il tempo dall’Africa all’Australia.
Il dipolo dell’Oceano Indiano [spesso chiamato Niño indiano per la sua somiglianza con il suo equivalente del Pacifico ndr], misurato come la differenza delle temperature della superficie del mare in parti opposte dell’Oceano Indiano, in ottobre ha raggiunto la sua fase positiva più forte dal 1997, associata al drammatico riscaldamento della superficie nell’Oceano Indiano occidentale.
Ciò ha contribuito all’eccesso di precipitazioni nel Corno d’Africa da agosto a dicembre, provocando inondazioni diffuse in tutta l’Africa orientale, contribuendo contemporaneamente a un grande deficit di precipitazioni dall’Oceano Indiano orientale all’Oceano Pacifico meridionale a est dell’Australia.
Il caldo e la siccità record in Australia hanno intensificato le condizioni di siccità già in atto a seguito delle precipitazioni al di sotto della media nel 2017 e nel 2018, portando a gravi impatti durante la tarda primavera e l’estate australe, inclusi catastrofici incendi.
The State of the Climate nel 2019 è la trentesima edizione di una serie, posta a revisione paritaria, e pubblicata ogni anno come supplemento speciale al Bulletin of the American Meteorological Society. Il Journal pubblica il rapporto completo integralmente disponibile online.
Fonte: NOAA 12/08/2020
Traduzione, sintesi e adattamento a cura della redazione di Ancler