Pubblicato su The Lancet Planetary Health un nuovo studio “Mortalità prematura dovuta all’inquinamento atmosferico nelle città europee: una valutazione dell’impatto sulla salute“, finanziato dal ministero per l’innovazione spagnolo e dal Global Health Institute e condotto da ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero.
Obiettivo dello studio è stato quello di stimare la percentuale di decessi annuali prevenibili a causa dell’inquinamento atmosferico in quasi 1000 città in Europa, inquinamento che costituisce una delle principali cause ambientali di morbilità e mortalità in tutto il mondo e che generalmente colpisce le città in misura maggiore mentre l’entità esatta dei suoi effetti sulla salute a livello di città è ancora in gran parte sconosciuta.
Lo studio ha effettuato una valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute in 969 città e 48 grandi città in Europa per stimare l’effetto dell’esposizione all’inquinamento atmosferico (PM 2,5 e NO2) sulla mortalità per cause naturali per i residenti adulti (di età ≥20 anni). I dati utilizzati sono quelli relativi al 2015, ed ha valutato il carico annuale di mortalità prematura prevenibile nell’ipotesi in cui fossero rispettati i valori raccomandati dall’OMS (cioè, 10 μg /m3 per PM 2,5 e 40 μg /m3 per NO2) e nell’ipotesi in cui le concentrazioni di inquinamento atmosferico fossero state ridotte ai valori più bassi misurati nel 2015 nelle città europee (ovvero, 3,7 μg /m3 per PM 2,5 e 3,5 μg /m3 per NO2).
I risultati dicono che in Europa, la conformità alle linee guida dell’OMS sull’inquinamento atmosferico, potrebbe prevenire circa 52.000 decessi all’anno per l’esposizione al PM 2,5 e 900 decessi all’anno per l’esposizione all’NO2. Mentre, la riduzione dell’inquinamento atmosferico alle concentrazioni più basse misurate potrebbe prevenire ben 125.000 morti all’anno per l’esposizione al PM 2,5 e 80.000 morti all’anno per l’esposizione al NO2.
Il carico di mortalità da PM 2,5 più alto è stato stimato per le città della Pianura Padana (Italia settentrionale), Polonia e Repubblica Ceca. Il carico più elevato di mortalità per NO2 è stato stimato per le grandi città e le capitali dell’Europa occidentale e meridionale.
Per quanto riguarda l’Italia le stime nazionali non collocano il paese tra quelli con il più alto carico di mortalità a causa dell’esposizione al PM 2,5, tuttavia la situazione è completamente diversa per la Pianura Padana, area altamente urbanizzata, caratterizzata da elevate emissioni da traffico e industrie e condizioni meteorologiche frequentemente stagnanti legate alla valle, che portano ad un aumento delle concentrazioni di inquinanti. E nello specifico secondo i dati elaborati dallo studio le città di Brescia e Bergamo sono prime in Europa per le morti premature da polveri sottili mentre per quanto riguarda la mortalità per NO2, in Europa Torino occupa il terzo posto e Milano il quinto.
Dall’analisi condotta gli studiosi traggono alcune conclusioni. Nelle città europee una percentuale considerevole di morti premature potrebbe essere evitata ogni anno riducendo le concentrazioni di inquinamento atmosferico al di sotto delle linee guida dell’OMS. Inoltre, il carico di mortalità varia notevolmente tra le varie città ed indica quelle dove sono più urgentemente necessarie azioni politiche per ridurre l’inquinamento atmosferico e realizzare comunità sostenibili, vivibili e sane. Le attuali linee guida dell’OMS dovrebbero essere riviste e le concentrazioni di inquinamento atmosferico dovrebbero essere ulteriormente ridotte per ottenere una maggiore protezione della salute nelle città.
A cura della redazione di Ancler