Durante il Consiglio Europeo del 10 e 11 dicembre 2020 gli Stati membri dell’UE hanno concordato un rafforzamento del loro impegno per la riduzione delle emissioni di gas serra nel prossimo decennio. La decisione presa è in linea con l’obiettivo a lungo termine di arrivare a zero emissioni di carbonio entro il 2050.
Il Consiglio Europeo ha approvato un obiettivo vincolante dell’UE di una riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almento il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Inoltre ha invitato il Parlamento europeo a riflettere questo nuovo obiettivo nella legge europea sul clima e ad adottarla rapidamente, invitando la Commissione Europea a presentare una proposta legislativa relativa a una norma UE per le obbligazioni verdi entro giugno 2021.
Obiettivo dei leader dell’UE è quello di aumentare l’ambizione climatica in modo che si stimoli una crescita economica sostenibile, si creino nuovi posti di lavoro, si forniscano benefici per la salute e l’ambiente ai cittadini dell’unione europea, si contribuisca nel lungo termine alla competitività globale dell’economia dell’UE promuovendo l’innovazione verde.
La decisione del Consiglio Europeo è stata presa dopo una lunga trattativa e aspri litigi tra gli Stati membri che hanno visto la Polonia e l’Ungheria, le cui economie dipendono in maniera massiccia dal carbone, bloccare la decisione ponendo veti e chiedendo concessioni.
Secondo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea: “L’accordo di oggi ci pone su un percorso chiaro verso la neutralità climatica nel 2050“. Mentre gli Stati membri hanno rifiutato i più rigidi tagli di carbonio del 60% richiesti dal parlamento europeo, il piano pone comunque l’UE davanti alla maggior parte delle principali economie del mondo nell’affrontare la crisi climatica, proseguendo il percorso del Green Deal intrapreso nel 2019.
Tuttavia gli attivisti hanno affermato che l’UE avrebbe potuto fare di più. Sebastian Mang, consigliere per le politiche dell’UE di Greenpeace, ha dichiarato: “I governi lo definiranno senza dubbio storico, ma l’evidenza mostra che questo accordo è solo un piccolo miglioramento rispetto ai tagli alle emissioni che l’UE avrebbe dovuto aver già ottenuto. Mostra che la convenienza politica ha la precedenza sulla scienza del clima e che la maggior parte dei politici ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori “.
La decisione presa nel vertice dell’UE anticipa di un giorno l’incontro virtuale che si terrà tra i leader mondiali per discutere della crisi climatica, cinque anni dopo l’adozione dell’accordo di Parigi sul clima
Il 12 Dicembre infatti più di 70 leader mondiali si riuniranno online per questo vertice per definire nuovi impegni sulla crisi climatica nel “Climate Ambition Summit” dell’Onu, una tappa fondamentale verso il Cop26 di Glasgow, slittato in quest’anno di pandemia al novembre 2021.
Nell’incontro non solo si farà il punto sul rispetto degli Accordi di Parigi, ma diversi Paesi saranno chiamati ad annunciare piani e azioni concrete per ridurre in tempi brevi le emissioni. In tale ottica le Nazioni Unite hanno ribadito di voler evitare una passerella di politici e discorsi vuoti, ma di voler garantire la parola solo a chi annuncerà obiettivi concreti contro il global warming.
Gli attuali impegni presi nell’ambito dell’accordo Parigi sono infatti insufficienti per raggiungere l’obiettivo di contenere al di sotto dei 2°C l’aumento della temperatura globale rispetto ai livelli pre-industriali, valore che gli scienziati considerano come il limite esterno della sicurezza, con l’aspirazione di contenere l’aumento entro 1,5°C.
In base all’accordo, le nazioni devono aumentare i loro obiettivi ogni cinque anni in linea con l’obiettivo a lungo termine, il che significa presentare nuovi piani nazionali – chiamati contributi determinati a livello nazionale (NDC) – per i tagli di carbonio che effettueranno da qui al 2030. A causa della pandemia di coronavirus è molto probabile che più di una nazione quest’anno non rispetti la scadenza del 31 dicembre per i nuovi NDC. Tuttavia le Nazioni Unite, il Regno Unito e la Francia, in quanto co-organizzatori del vertice, sperano che tutti gli oltre 70 paesi rappresentati presentino i nuovi obiettivi. António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che i nuovi impegni per gli NCD sono urgentemente necessari: “Sappiamo che non siamo ancora dove dovremmo essere. Sappiamo che cinque anni dopo l’accordo di Parigi, il cambiamento climatico è ancora più veloce di noi. Vedo questo vertice come una occasione importante per spingere affinché si crei il giusto slancio in questa direzione“.
Molte grandi economie si sono fatte avanti con obiettivi a lungo termine per raggiungere le emissioni nette zero intorno alla metà del secolo. La Cina raggiungerà la neutralità del carbonio entro il 2060, mentre l’UE, il Giappone, la Corea del Sud, il Regno Unito e una serie di economie più piccole faranno lo stesso entro il 2050. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, ha fatto sapere del suo impegno per il raggiungimento delle zero emissioni nette entro il 2050, anche se non giocherà alcun ruolo ufficiale al vertice ONU e la Casa Bianca di Trump non parteciperà all’incontro.
Questi impegni, se portati a termine, collocano i paesi responsabili di circa due terzi delle emissioni globali di carbonio sotto un obiettivo di zero netto. Secondo un’analisi di Climate Action Tracker ciò metterebbe il mondo sulla buona strada per un riscaldamento di 2,1°C, a una distanza impressionante dall’obiettivo di Parigi .
La corsa è aperta per iscrivere i restanti paesi, ma alcuni saranno difficili da persuadere. Guterres ha citato India, Indonesia, Russia, Australia e Brasile come Paesi che è “importante avere a bordo“.
Il Brasile all’inizio di questa settimana ha presentato un piano per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2060, ma il piano è stato ampiamente deriso in quanto contiene pochi dettagli concreti e non riesce a rispondere alla necessità di fermare la deforestazione. Laurence Tubiana, amministratore delegato della Fondazione europea per il clima e, in qualità di diplomatico francese, architetto chiave dell’accordo di Parigi, ha definito la promessa “molto deludente” e “poco credibile”.
Così al Brasile non è stato concesso uno spazio per parlare al vertice, aperto solo ai paesi con nuovi e forti progetti. Anche all’Australia è stato negato uno spazio. Russia e Indonesia saranno assenti, ma l’India, altro importante produttore fortemente dipendente dal carbone, interverrà al vertice e si spera che il primo ministro, Narendra Modi, prenda un nuovo impegno di fronte alle nazioni. A tal proposito Guterres ha dichiarato: “L’India sta compiendo uno sforzo enorme. Ma l’India ha enormi sfide da affrontare nello sviluppo. Quindi è molto importante creare i meccanismi che facciano capire all’India che la solidarietà internazionale c’è … per consentire all’India di far parte della coalizione net zero, come crediamo sia essenziale, riconoscendo che stanno già facendo uno sforzo enorme “.
Il vertice è una tappa intermedia del prossimo incontro formale delle Nazioni Unite ai sensi dell’accordo di Parigi, la Cop26 e che si terrà il prossimo novembre a Glasgow.
Ottenere impegni dai paesi non presenti e piani più dettagliati da alcuni governi che hanno firmato impegni ma hanno poche politiche in atto per rispettarli, è ora l’obiettivo chiave per le Nazioni Unite e il Regno Unito, in quanto ospiti della Cop26.
Laurent Fabius, che come ministro degli Esteri francese è stato responsabile dell’accordo di Parigi, ha dichiarato: “C’è stata una sorta di rivoluzione nel cambiamento climatico, a livello internazionale, con dichiarazioni di Cina, Corea del Sud, Europa e Biden. La grande difficoltà ora è attuare l’accordo di Parigi. Ora è il momento di agire e il vertice sull’ambizione per il clima è un momento di opportunità “.
A cura della redazione di Ancler
Fonte: The Guardian