Le polveri sottili sono costituite da quell’insieme di particelle solide e liquide, organiche e inorganiche sospese in atmosfera che possono avere forme e dimensioni tra loro diverse. Con PM1 (dall’inglese “particulate matter”) si indicano quelle particelle il cui diametro aerodinamico (definito come il diametro di una sfera equivalente che ha la stessa velocità di deposizione della particella in questione) è inferiore a 1 micron (μ) vale a dire ad un millesimo di millimetro.
Il diametro è uno dei criteri più utilizzati per distinguere le poveri sottili in quanto con questo parametro si riesce a definire la loro origine (ad esempio la stragrande maggioranza delle polveri antropiche sono polveri fini), la loro composizione chimica ed il loro comportamento in merito al tempo di residenza e rimozione nell’atmosfera.
A seconda della loro dimensione inoltre le polveri hanno diversi effetti sulla salute, in tale ottica distinguiamo le particelle in frazione inalabile (particelle che entrano nel corpo attraverso il naso e la bocca durante la respirazione, PM10), frazione toracica (particelle che possono penetrare nei polmoni sotto la laringe, PM2,5) e frazione respirabile (particelle che possono penetrare in profondità negli alveoli polmonari, PM1).
Si distinguono inoltre le polveri in grossolane (PM10), polveri fini (PM1 e PM2,5) e particelle ultrafini (UF) il cui diametro è compreso 0,01 e 0,1 micron.
Le sorgenti
A seconda della loro sorgente le particelle fini possono avere origine naturale o antropica; è provato tuttavia che la stragrande maggioranza delle polveri fini è di natura antropica. Inoltre, la loro origine può essere di tipo primario, se immesse in atmosfera direttamente dalla sorgente, o secondario se si formano a seguito di trasformazioni chimico-fisiche di altre sostanze presenti in atmosfera nonché anche di materiale di origine biologica come ad esempio i batteri.
La mancanza di normativa e lo studio degli effetti sulla salute
La legislazione italiana in materia di inquinamento atmosferico (d. lgs. n. 155/2010) che recepisce la direttiva europea 50/2008/CE, definisce dei valori limite per le polveri PM10 e PM2,5. Anche l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e l’UE tra le polveri sottili hanno studiato e regolamentato solo le particelle PM2,5 e PM10. Allo stato attuale la normativa ambientale per la qualità dell’aria non prevede un valore limite per il PM1 e da parte degli organi preposti non viene effettuato un monitoraggio sistematico di questo parametro della qualità dell’aria.
Per quanto riguarda gli effetti del PM1 sulla salute negli ultimi anni se ne stanno studiando ed approfondendo gli aspetti perché la dimensione e la composizione delle particelle, sono elementi di particolare rilievo nella determinazione degli effetti sulla salute e nella conseguente definizione dei limiti di esposizione per l’uomo: quanto più piccole sono le dimensioni delle particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nei polmoni danneggiandoli e producendo quindi effetti nocivi sulla salute umana. Ma non basta, quando vengono inalate, le particelle PM1 raggiungono l’area più profonda dei polmoni, dove una parte consistente delle stesse attraversa le membrane cellulari degli alveoli (milioni di minuscole sacche contenute nei polmoni, in cui avviene lo scambio tra O2 e CO2). In questo modo il PM1 penetra nel flusso sanguigno, danneggiando le pareti più interne delle arterie e oltrepassando il tessuto del sistema cardiovascolare, così da diffondersi all’interno degli organi del corpo umano.